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Si tratta di commenti e pensieri su avvenimenti accaduti

Grazie a tutti e Buon 2016

Non l’ho mai fatto ma quest’anno ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno camminato al mio fianco. Per quanto riguarda la scrittura e la ricerca storica sono stati 365 giorni intensissimi.

mappa120-nuova_rimpiccioliaLa saga di Finisterra scritta con gli amici del Laboratorio di Scrittura XOMEGAP ha visto le ultime tappe della sua lunga epopea cominciata ormai più di cinque anni or sono con la partecipazione al Deepcom 2015 che ci ha fruttato il Trofeo Cittadella.

Quando a Modena c’erano i Romani (Edizioni TEI, 2013) ha continuato il suo tour in provincia??????????????????????????????? e non solo. Voglio ricordare la bellissima esperienza al Convegno di studi di Archeoclub d’Italia, sede di Cepagatti (Pescara), “Antichi Vestini: dalla terra ai sapori alle tradizioni”- Castello Marcantonio di Cepagatti (Pe), dal 17 al 19 luglio durante il quale, accompagnato dalla  17-18-19 luglio 2015, accompagnato dalla mia carissima amica Daniela Ori, Presidentessa dell’Associazione I SEMI NERI. Vorrei ricordare anche la conferenza, Annibale liberatore o invasore tenuta a settembre nell’ambito di Mutina Boica. Un grazie va a Terra e Identità  e in particolare a Gianni e a Elena che mi hanno sempre supportato in questi mesi. Sempre in tema di divulgazione della cultura voglio ricordare la battaglia a tavola tra Celti e Romani organizzata con l’Associazione I SEMI NERI a Lama Mocogno su idea davvero brillante di Daniela.

IL GRIDO DELLA VERITA cop per SITOIn maggio è uscito il mio romanzo storico Il Grido della Verità (Artestampa 2015) ambientato nel 186. che mi ha permesso di tuffarmi nel Risorgimento, in una Modena diversa, più elegante ma anche piena di contraddizioni, in un percorso culminato il 19 dicembre nella bellissima visita guidata ai luogo del romanzo organizzata assieme al Salotto Culturale di Simonetta Aggazzotti che ringrazio, assieme ai meravigliosi amici, Daniela Ori e Giuseppe Mucci, autore di un video emozionante.

A questi eventi ai quali sono particolarmente affezionato si aggiungono tantissime presentazioni e  conferenze su Modena e la sua storia in un percorso faticoso ma davvero appagante che ha avuto la sua giusta “ciliegina sulla torta” con la mia iscrizione al Master in Public History organizzato da UNIMORE.

Grazie a tutti coloro che mi hanno aiutato a pensare e portare a termine questi eventi, grazie a tutti coloro che sono venuti ad assistervi, condividendo con me questa passione.

Buona fine e buon principio a tutti.

Un grazie di cuore

Domenica 13 apfoto (20)rile, nel giorno della Domenica delle Palme, ha chiuso gli occhi in questa vita Angiolina Carani ed è così venuta a mancare all’affetto dei suoi cari. Era una persona speciale: noi tutti che l’abbiamo conosciuta e amata porteremo sempre nella mente e nel cuore il suo sorriso sincero, la sua saggezza e l’arguzia che ci ha donato sino all’ultimo giorno, nonostante ultimamente il suo fisico fosse minato dall’età avanzata e dalle tante sofferenze di una vita lunga e costellata di disgrazie. Negli ultimi due anni e mezzo Angiolina è stata ospitata nelle colline di Montebaranzone, in un luogo sereno e tranquillo. La sede è Progetto 900
, una Casa e famiglia per Anziani autosufficienti. Qui ha vissuto circondata dall’affetto e dalla professionalità di persone stupende che l’anno accompagnata nell’ultima parte del suo cammino quella più difficile perché la sua mente lucida sino all’ultimo istante assisteva impotente al declino del suo fisico. A Progetto 900 Angiolina, ha vissuto giorni sereni in un ambiente accogliente che contagiava anche noi quando dalla città ci recavamo a trovarla. Non dimenticheremo mai i pranzi e le risate di questi mesi. Vorremmo quindi abbracciare tutti gli ospiti di Progetto 900 che hanno accolto Angiolina con affetto. Soprattutto vorremmo esprimere sincera e immensa gratitudine alle fantastiche operatrici della Casa e Famiglia, per la professionalità, l’umanità e la generosità. Grazie innanzitutto a Carola Russi e poi ancora grazie alle sue instancabili collaboratrici Gaia, Alexandra, Silvana, Cinzia, Oriele e Domenica. Siamo convinti che anche Angiolina dal luogo in cui ora ci guarda, si unirebbe al nostro abbraccio.

 Gabriele Sorrentino

Una festa a lungo attesa

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Giorno importante, una donna, un ricordo

Sessanta primavere, rose sbocciate e poi sfiorite

Quanti giorni mesi anni dal tuo tempo conosciuto

Millenovecentocinquantatre, era di maggio, il giorno sei

Giorno importante, una festa attesa tanto

E intanto sto correndo. Da te, ancora una volta

Scusa il ritardo, mi sto impegnando, sono sincero

Cerco per te, in ogni luogo, un dono degno

 

Per mari monti, isole, pianeti e città

Un dono degno, solo di te e della tua beltà

Raffinato e leggero, sublime e forte.

Per questo corro, non posso ritardare.

 

L’autoradio canta Bon Jovi e comprende il mio cuore

I will love you baby

Always

E divoro la strada che ci separa

 

Giorno importante, giorno di festa

Corro per raggiungerti e non perdere il tempo

Canteremo assieme e berremo spumante

Guarderemo foto di viaggi e ricorrenze antiche

 

Piangeremo su un libro dalla copertina scura

Esperienze non vissute

Viaggi perduti, gioie e dolori vissuti da lontano

Risa rimaste nella gola, liti mancate

 

Nessuna festa in verità, nessuna gioia

Eppure tu, con le sessanta primavere

Hai donato gioia a chi ti ha conosciuta

A chi ha incontrato il tuo sguardo e l’ha ammirato

 

Li ricordo sempre come allora

I tuoi occhi buoni e dolci e grandi

Limpidi come miniere di smeraldo

Generosi e veri li ricordo ancora

 

Generosa li donasti ad altri

Che hanno veduto grazie alla tua luce

A me resta il ricordo soltanto

Alito profondo più ancora di te allora

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L’auto rallenta e mi sveglio dal sogno

Ti vedo con me ancora e voglio festeggiare

Sarà una festa vera, un giorno importante

Always. Per sempre.

6 maggio 2013

Copyright © 2013 by Gabriele Sorrentino

Una riflessione su Giornalismo e Democrazia

17387_10201038364024194_722689311_nSabato 13 aprile ore 9.00, aula magna della Facoltà di Medicina, Policlinico di Modena. Un giorno speciale. Il Liceo Wiligelmo, il mio liceo organizza un’assemblea di istituto tutta particolare, dal titolo  “Stampa e giornalismo tra poteri forti e democrazia”. Siamo sempre nel solco delle celebrazioni dei vent’anni dello 00Willy il giornalino di istituto che ho contribuito a fondare assieme ai miei compagni di classe del 1993-1994 e alla mitica prof. Viky Capolino. Proprio lei, la Capolino, quando ci incontrammo al Wiligelmo per l’inaugurazione della mostra sul giornale mi chiese, en passant “Sorre, vuoi partecipare all’assemblea di istituto sul giornalismo?”. Io risposi con un si entusiastico, nella migliore tradizione dell’Allegra macchina da guerra di XOMEGAP che al solito prima risponde “presente” poi si preoccupa di cosa deve fare… questa volta, però, quando mi sono reso conto dei pezzi da novanta con cui avrei dovuto dialogare confesso che mi sono tremati i polsi. Cosa potevo dire io di interessante al cospetto di professionisti di questo calibro? La domanda mi ha artigliato le viscere sino a quando mi sono seduto sul palco dell’aula magna, gremita in ogni ordine di posti.

La giornata è stata Michele Smargiassi, modenese, arguta firma  La Repubblica che ha intervistato l’ospite d’onore, Giovanni Tizian, giornalista della Gazzetta di Modena e de Gruppo l’Espresso, noto per le inchieste sulla mafia al nord. Giovanni ha parlato con semplicità della sua vita “sotto scorta” e con passione delle sue inchieste, mettendo tutti in guardia dal pericolo di pensare che la mafia, la camorra e l’ndrangheta, se noi le ignoriamo, non possono farci del male. Esse, al contrario, innervano la società come un cancro e vanno combattute in ogni sede. L’arma che il giornalista ha contro le mafie è la conoscenza, un’arma potente perché contribuisce a creare nella società un movimento di reazione contro di esse. Silenzio e indifferenza sono terreni dove le mafie proliferano. L’inchiesta giornalistica, per essere efficacie, deve essere documentata, le fonti devono essere sicure, insomma deve essere in conquistare la fiducia del lettore. Gli onesti devono essere messi in condizione di non dover fuggire davanti ai criminali.

Dopo le domande dei ragazzi e Tizian, è cominciata poi la tavola rotonda, era quasi il mio turno – per fortuna parlavo per ultimo – e avevo ancora tempo per riordinare le idee, dopo il racconto di Giovanni che mi stava ispirando l’intervento. Il direttore della Gazzetta di Modena, Enrico Grazioli  ha puntato il dito sull’importanza dell’umiltà del giornalista che non deve sentirsi onnipotente ma deve fare il suo mestiere con coscienza. Francesco Zarzana, giornalista, scrittore e operatore culturale, inventore di BUK, ha raccontato la sua esperienza in Sicilia ma anche pressioni avute dai “poteri forti” oltralpe per un libro che stava scrivendo. Ha messo in guardia sulla necessità dell’informazione di non essere superficiale.

A questo punto il mio intervento si era già delineato cristallino nella mia testa, l’emozione forse lo ha resto un po’ fumoso nella mia favella, ma credo di potervelo riassumere.

Io sono uno storico e un divulgatore, oltre che un comunicatore. Credo che in fondo, il mestiere del giornalista è simile a quello dello storico e dello scrittore. Entrambi, infatti, indagano un avvenimento, lo approfondiscono e lo raccontano a un pubblico più o meno ampio. Entrami, quindi, hanno il compito di contribuire alla formazione di un’opinione pubblica informata. Mentre, però, il giornalista racconta l’attualità, lo storico cura la memoria collettiva di un popolo, che serve a ricordare chi siamo e come siamo arrivati ad esserlo. Non è un caso che proprio un grande giornalista, Indro Montanelli, dicesse “Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”. Entrambe queste figure, giornalista e storico, cercano di creare gli anticorpi per difendere una società democratica dall’attacco dei virus che possono distruggerla. La democrazia, infatti, è una creatura fragile, sottoposta a due forze opposte. Da un lato c’è la tentazione di limitare le libertà in nome della sicurezza o del bene comune. Pensiamo al Patriot Act con cui il governo americano ha limitato alcune libertà costituzionali dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Dal lato opposto ci sono i rischi di deriva anarchica o, forse peggio, il rischio che gruppi antidemocratici utilizzino i meccanismi democratici per prendere il potere. Per non parlare delle derive populiste, altrettanto pericolose. La presenza di un’opinione pubblica informata è la condicio sine qua non per l’esistenza di una società civile che sia in grado alimentare i meccanismi democratici. Senza un’opinione pubblica formata e informata, infatti, la democrazia è solo un meccanismo di gestione del potere, come i maldestri tentativi occidentali di esportarla, negli ultimi decenni, hanno tristemente dimostrato.

Il mondo della cultura, quindi, ha il compito di fornire gli strumenti per la formazione di questa opinione pubblica, a cominciare dalla scuola che uno stato democratico deve considerare una sua componente strategica, non un peso da tagliare.

Il giornalista, come lo storico, dovrebbe comportarsi come raccomandò Ezio Mauro, allora direttore de La Stampa, in un convegno del 1994 alla Camera di Commercio di Modena. Ho ancora impresse in mente le parole che Mauro ci disse: “Un bravo giornalista, quando arriva davanti a un palazzo in fiamme, non si ferma alla facciata dove ci sono i pompieri, la polizia, il fuoco e le luci. Va dietro al palazzo, dove c’è buio e cerca di capire cosa è successo, cercando quei dettagli che davanti, con tutto il rumore, gli erano sfuggiti”.  Tutti devono fuggire alla tentazione di farsi trascinare dalla vis polemica perché una critica “acritica”, scusate il gioco di parole, è dannosa ed inutile.

Si tratta, se volgiamo schematizzare di applicare con coerenza – anche se non in modo ideologico – la cosiddetta regola delle 5 W (Five Ws in inglese), è la regola aurea dello stile giornalistico anglosassone che prevede di inserire nell’attacco del pezzo (lead) queste cinque informazioni, come risposta alle probabili domande del lettore che si accinge a leggere il pezzo.

  • WHO («Chi»)
  • WHAT («Cosa»)
  • WHEN («Quando»)
  • WHERE («Dove»)
  • WHY («Perché»)

È il lettore a cui il giornalista – ma anche lo storico e lo scrittore – deve il massimo rispetto, fornendo gli strumenti per farsi una propria idea e non imponendo una Verità univoca su un fatto. Non è un caso che la regola delle 5W abbia affinità con la struttura dell’azione morale che Tommaso d’Aquino indicò nella sua opera più famosa, la Summa Theologiae, in cui, alla fine del XII secolo, il teologo individuò gli elementi fondamentali che identificano la struttura dell’azione morale. Tommaso dà grande importanza ad un insieme di elementi secondari che influiscono sulla moralità di un’azione, solitamente indicati come circostanze. A questo riguardo, il filosofo fa una distinzione tra condizioni che riguardano l’oggetto (i già citati quando, ubi, quantum e quid) e condizioni che riguardano il soggetto agente. Infatti, esistono infinite circostanze in cui il soggetto ha potuto agire, ognuna delle quali conferisce all’azione un diverso significato.

Verifica delle fonti e approfondimento sono l’unica arma che abbiamo contro due nemici del giornalismo e, quindi, della democrazia: 1) i poteri forti 2) il calo di fiducia dei lettori. Davanti a un’inchiesta costruita su solide fondamenta, come dimostrano molti esempi anche in Italia (non c’è bisogno di scomodare il Watergate), i poteri forti devono cedere il passo e anche il lettore premia il giornalista. Grazie a questa arma possiamo andare dietro il palazzo in fiamme e raccontare ai lettori i fatti documentati, permettendo loro di farsi un’idea di ciò che è successo.

In chiusura vorrei tornare, come un Ouroboros, alla mia esperienza a Controllo Zero e alla Voce del Willy quando, sotto la guida della prof. Capolino, tentammo di trasformare il giornalino di istituto in un prodotto in grado di divenire un punto di riferimento per gli studenti ma anche per il corpo docente. In quegli anni abbiamo lavorato come una “redazione adulta”, tanto che proprio Zarzana, allora scrisse un articolo su di noi, che vorrei ritrovare, dove ci definì un “giornale adulto”. Abbiamo imparato soprattutto il rispetto per i nostri lettori, che tutt’oggi cerco di trasmettere nei corsi di scrittura, e l’esigenza di una ricerca accurata.

Un saluto Papa Benedetto XVI

Benedetto XVI a ColoniaLo premetto non sono un esperto vaticanista né un fine teologo e non intendo atteggiarmi a “opinionista” come troppa gente sta facendo da quando si è appresa la notizia della “rinuncia” al pontificato di Benedetto XVI. Voglio limitarmi a lasciare un pensiero a questo pontefice per il quale nutro profondo rispetto e grande affetto.
Ricordo quando lo vidi alla Giornata Mondiale della Gioventù. Era l’estate del 2005, la prima volta che si celebrava una GMG senza Giovanni Paolo II, il grande papa comunicatore che l’aveva istituita nel 1983. Joseph Ratzinger aveva raccolto la pesante eredità di Wojtyla e si apprestava alla sfida più difficile, quella di affrontare un “palcoscenico” costruito per il suo predecessore, dove lui non si trovava, era evidente, a proprio agio. Tutta la GMG fu una bellissima esperienza, dove conobbi molte persone fantastiche. Soprattutto, però, mi colpì – per quanto lo vidi da molto lontano – quell’uomo palesemente timido, che con portamento accademico riusciva comunque a trasmettere una grande energia. Non era un comunicatore, papa Ratzinger, comunicatori si nasce. Eppure era una persona onesta, di fede sincera. Il suo volto era onesto. Così mi apparve e per questo risultò empatico e mio piacque subito.
Terminata quell’esperienza rimasi quindi affezionato a questo pontefice che faticava a risultare simpatico alle masse e soprattutto ai media e ai social network che presto ne avrebbero fatto un bersaglio privilegiato (la sua somiglianza con Palpatine, l’Imperatore di Guerre Stellari, è in effetti impressionante…). Nel lessi con interesse le encicliche e le disquisizioni teologiche, compresa la famosa lectio magistralis di Ratisbona (2006) la cui citazione della lettera del basileus Michele Paleologo sull’Islam, certo infelice dal punto di vista diplomatico, fu strumentalizzata e decontestualizzata, scatenando polemiche decisamente gratuite. Egli al contrario tentò il dialogo con le altre confessioni cristiane e con le altre fedi non cristiane. Nel farlo non rinunciò mai a difendere la sua fede ma era il Papa e certo non avrebbe potuto agire diversamente. Anche il ritorno alla tradizione, con provvedimenti come l’apertura alla messa preconciliare, hanno tentato di dare nuova linfa a una Chiesa appannata guardando al passato. Una certa conservatrice, certo, ma non criticabile a priori, perché la Chiesa è un’istituzione plurimillenaria e non la si può semplicemente rinnovare con colpi di spugna, occorre trovare un equilibrio tra un rinnovamento inevitabile e la necessita di non perdere la propria natura di istituzione religiosa che è ancora, come si dice oggi, il core business della Chiesa.
Nel 2007 ho letto il primo volume della sua trilogia su Gesù come figura storica Gesù Cristo: Gesù di Nazaret (2007), un’opera illuminante scritta con rigore teologico, apertura di vedute ma con una verve che, da scrittore, non ho potuto che apprezzare.
Ho poi fatto il tifo per lui quando ha cercato di riportare sulla retta via la burocrazia vaticana e ha, per primo, lottato a muso duro contro la pedofilia. Il suo tentativo di ridare una dimensione di vero misticismo alla Chiesa si è scontrato contro le resistenze che una mastodontica istituzione come la Chiesa cattolica inevitabilmente oppone ai cambiamenti. Mi ha stupito, invece, il livore nei confronti di un uomo che veniva additato come colpevole dei crimini e dei difetti che per primo aveva denunciato e stava cercando di combattere. A pensa male si fa peccato, ma il pensiero che certe campagne mediatiche fossero orchestrate si è fatto spesso strada in me.
Ebbene, siamo giunti all’epilogo  Benedetto XVI lascia. Sarà il settimo Papa ad abdicare dopo Clemente I, Papa Ponziano, Papa Silverio, Benedetto IX, Celestino V e Papa Gregorio XII, che nel 1417 fu l’ultimo a rinunciare alla carica. Non sarà probabilmente fatto Santo e, nelle migliori delle ipotesi, sarà ricordato come il “teologo successore del Santo Giovanni Paolo II”. Eppure credo che per la Chiesa e per i cattolici sia una grossa perdita. Un fine teologo, un uomo di Dio, un uomo dalla fede sincera. Un conservatore, certo, ma lo era anche il grande Giovanni Paolo II. Un conservatore, però, che aveva tentato di ridare linfa alla Chiesa. Prego Dio che la sua scelta non sia stata “pilotata” da una Curia ostile, perché sarebbe un atto grave, in un momento così delicato per la Chiesa. Prego che il suo successore sia in grado di compiere ciò che Benedetto XVI aveva iniziato, senza la pesante eredità di un Santo sulle spalle e senza l’ostilità, onestamente ingiusta, di media e “pensatori” che hanno sempre osannato Giovanni Paolo II quando diceva le stesse cose di Benedetto XVI e hanno sempre criticato Ratzinger quando compiva atti meno appariscenti ma altrettanto innovativi.

Umanamente mi dispiace per la scelta di un uomo che ha dimostrato grande coraggio e dignità. Mi infastidiscono le strumentalizzazioni di questa scelta. Ratzinger merita rispetto come persona che ha fatto scelte e Benedetto XVI merita rispetto come simbolo di una delle più grandi istituzioni religiose del mondo.

Un caro saluto, Papa Benedetto XVI

La Parrocchia dello Spirito Santo di Modena a Colonia

Stella nel cielo

Il tuo volto sereno,

Una luce di dolcezza

Una stella pallida

In un cielo solitario

 

Quel volto è laggiù ancora

Barlume nel fondo dei ricordi

Di diciannove anni di oscurità

Quando mi hai salutato e mi hai parlato

 

Un saluto gentile, una voce serena

Un volto sorridente

Più forte della sofferenza

In quelle stanze odoranti di disinfettante

 

Parlavi a me e sorridevi

Ignari, entrambi, che sarebbe stata l’ultima volta

Folli, inconsapevoli

Ingannati.

 

Poi ci sono state solo luci fredde

Suoni innaturali di respiri fasulli

Corse senza speranza

Preghiere inascoltate.

 

Buio assoluto. Silenzio nero.

Un artiglio di rabbia conficcato in un petto

Il mio, il mio cuore

Da cui tutto era stato strappato

 

Quella scintilla di bellezza occultata da ceneri di rabbia

Violentata dall’ingiustizia

Di un saluto, troppo frettoloso

Perché non avrebbe dovuto essere l’ultimo

 

Anni di flutti bui in cui galleggiare appena

Onde malvagie

Voci ingannevoli di Sirene

Silenzio nero nello stomaco

 

In fondo alla voragine di oscurità

Oggi rivedo la luce di quel saluto

Pallida come una promessa, o come il sogno al mattino

La melodia di quella voce guida il marinaio

 

Potrà Egli trovare la via per tornare a casa?

Quanto ancora dovrà vagare per mari sconosciuti?

Questo lo dirà soltanto il Tempo

Oggi ha una stella in cielo da scrutare con speranza e attesa

Copyright © 2012 by Gabriele Sorrentino

Gelo d’Estate

Dieci anni ed altri cinque
E ho camminato su un sentiero oscuro
Solo
Bramando il ricordo di una voce, la tua
Desiderando la memoria
Di giorni lontani
Quando mi sorridevi e io con te
E tutto era più semplice

Alberi e rovi
Come scheletri lignei
Mostri verdastri imprigionavano i ricordi
Solo
Mi svegliavo con brandelli di sogni
Le tue parole, le tue carezze
Lontane
Inaridita era la fonte delle mie lacrime

I ricordi della vita
Come stelle lontane di memoria
Fiammelle gelide su cieli di ossidiana
Gemme soffocate da rovi
Porte chiuse su stanze fredde e vuote
La voce era memoria
Lontana
E dominava il Dio Silenzio

Poi una luce è apparsa all’orizzonte
Raggio di sole che ha disciolto le tenebre
Liberando i ricordi dal sepolcro
Tu, non più immagine muta nel marmo
E sento viva una voce
Dolce e chiara, la tua
E ancora riesco a vedere i tuoi occhi
Mentre sorridi

E intorno a te si inchina il mare
E la salsedine ti avvolge
Con lo stesso sapore delle lacrime
Che sgorgano ubertose
Ancora, adesso
Riscopro, nuova, la nostalgia, la gioia
Grazie alla luce che mi ha guidato
Di nuovo, ancora, alla tua voce. 

Copyright © 2010 by Gabriele Sorrentino

Gelo d\’Estate, interpretazione di Tino Martinelli