Un saluto Papa Benedetto XVI

Benedetto XVI a ColoniaLo premetto non sono un esperto vaticanista né un fine teologo e non intendo atteggiarmi a “opinionista” come troppa gente sta facendo da quando si è appresa la notizia della “rinuncia” al pontificato di Benedetto XVI. Voglio limitarmi a lasciare un pensiero a questo pontefice per il quale nutro profondo rispetto e grande affetto.
Ricordo quando lo vidi alla Giornata Mondiale della Gioventù. Era l’estate del 2005, la prima volta che si celebrava una GMG senza Giovanni Paolo II, il grande papa comunicatore che l’aveva istituita nel 1983. Joseph Ratzinger aveva raccolto la pesante eredità di Wojtyla e si apprestava alla sfida più difficile, quella di affrontare un “palcoscenico” costruito per il suo predecessore, dove lui non si trovava, era evidente, a proprio agio. Tutta la GMG fu una bellissima esperienza, dove conobbi molte persone fantastiche. Soprattutto, però, mi colpì – per quanto lo vidi da molto lontano – quell’uomo palesemente timido, che con portamento accademico riusciva comunque a trasmettere una grande energia. Non era un comunicatore, papa Ratzinger, comunicatori si nasce. Eppure era una persona onesta, di fede sincera. Il suo volto era onesto. Così mi apparve e per questo risultò empatico e mio piacque subito.
Terminata quell’esperienza rimasi quindi affezionato a questo pontefice che faticava a risultare simpatico alle masse e soprattutto ai media e ai social network che presto ne avrebbero fatto un bersaglio privilegiato (la sua somiglianza con Palpatine, l’Imperatore di Guerre Stellari, è in effetti impressionante…). Nel lessi con interesse le encicliche e le disquisizioni teologiche, compresa la famosa lectio magistralis di Ratisbona (2006) la cui citazione della lettera del basileus Michele Paleologo sull’Islam, certo infelice dal punto di vista diplomatico, fu strumentalizzata e decontestualizzata, scatenando polemiche decisamente gratuite. Egli al contrario tentò il dialogo con le altre confessioni cristiane e con le altre fedi non cristiane. Nel farlo non rinunciò mai a difendere la sua fede ma era il Papa e certo non avrebbe potuto agire diversamente. Anche il ritorno alla tradizione, con provvedimenti come l’apertura alla messa preconciliare, hanno tentato di dare nuova linfa a una Chiesa appannata guardando al passato. Una certa conservatrice, certo, ma non criticabile a priori, perché la Chiesa è un’istituzione plurimillenaria e non la si può semplicemente rinnovare con colpi di spugna, occorre trovare un equilibrio tra un rinnovamento inevitabile e la necessita di non perdere la propria natura di istituzione religiosa che è ancora, come si dice oggi, il core business della Chiesa.
Nel 2007 ho letto il primo volume della sua trilogia su Gesù come figura storica Gesù Cristo: Gesù di Nazaret (2007), un’opera illuminante scritta con rigore teologico, apertura di vedute ma con una verve che, da scrittore, non ho potuto che apprezzare.
Ho poi fatto il tifo per lui quando ha cercato di riportare sulla retta via la burocrazia vaticana e ha, per primo, lottato a muso duro contro la pedofilia. Il suo tentativo di ridare una dimensione di vero misticismo alla Chiesa si è scontrato contro le resistenze che una mastodontica istituzione come la Chiesa cattolica inevitabilmente oppone ai cambiamenti. Mi ha stupito, invece, il livore nei confronti di un uomo che veniva additato come colpevole dei crimini e dei difetti che per primo aveva denunciato e stava cercando di combattere. A pensa male si fa peccato, ma il pensiero che certe campagne mediatiche fossero orchestrate si è fatto spesso strada in me.
Ebbene, siamo giunti all’epilogo  Benedetto XVI lascia. Sarà il settimo Papa ad abdicare dopo Clemente I, Papa Ponziano, Papa Silverio, Benedetto IX, Celestino V e Papa Gregorio XII, che nel 1417 fu l’ultimo a rinunciare alla carica. Non sarà probabilmente fatto Santo e, nelle migliori delle ipotesi, sarà ricordato come il “teologo successore del Santo Giovanni Paolo II”. Eppure credo che per la Chiesa e per i cattolici sia una grossa perdita. Un fine teologo, un uomo di Dio, un uomo dalla fede sincera. Un conservatore, certo, ma lo era anche il grande Giovanni Paolo II. Un conservatore, però, che aveva tentato di ridare linfa alla Chiesa. Prego Dio che la sua scelta non sia stata “pilotata” da una Curia ostile, perché sarebbe un atto grave, in un momento così delicato per la Chiesa. Prego che il suo successore sia in grado di compiere ciò che Benedetto XVI aveva iniziato, senza la pesante eredità di un Santo sulle spalle e senza l’ostilità, onestamente ingiusta, di media e “pensatori” che hanno sempre osannato Giovanni Paolo II quando diceva le stesse cose di Benedetto XVI e hanno sempre criticato Ratzinger quando compiva atti meno appariscenti ma altrettanto innovativi.

Umanamente mi dispiace per la scelta di un uomo che ha dimostrato grande coraggio e dignità. Mi infastidiscono le strumentalizzazioni di questa scelta. Ratzinger merita rispetto come persona che ha fatto scelte e Benedetto XVI merita rispetto come simbolo di una delle più grandi istituzioni religiose del mondo.

Un caro saluto, Papa Benedetto XVI

La Parrocchia dello Spirito Santo di Modena a Colonia

Un pensiero su “Un saluto Papa Benedetto XVI

  1. E’ onesto, se la scelta è libera e non pilotata, cedere il campo ad altri quando le forze e l’energia affievoliscono. E’ onesto davvero e vorrei poter trovare questa onestà anche in quelle “cariatidi” politiche che continuano ad accanirsi a rimanere straradicate su poltrone che, per la l’età e per l’indecenza morale, dovrebbero lasciare ad altri volti e cervelli, più nuovi, più freschi, più puliti…

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