Archivio mensile:Aprile 2016

PENSAVAMO CHE FOSSE PIU’ CALVO…UNA MAGNIFICA ESPERIENZA ALLA SCUOLA PRIMARIA G. BELLINI DI SASSUOLO

hqdefaultPensavamo che fosse più calvo…non male come complimento da parte di una classe quinta di una scuola primaria (ai miei tempi si chiamava elementare) alla vista dello scrittore, cioè io, atteso come l’ospite del 21 aprile 2016! Cominciamo bene, mi sono detto, sedendomi su una sedia circondato dalla mia platea. Un’esperienza del tutto nuova, per me, ormai navigato conferenziere (o affabulatore a seconda dei punti di vista) ma assoluto neofita di un pubblico di decenni.
Il tema? I Romani, ovviamente! Invitato dalla maestra Anna Maria Manzini, che (potenza della modernità) ha letto le recensioni dei miei libri e mi ha contattato via web.
Come al solito, ho accettato con entusiasmo ma, lo ammetto, quando mi siedo in mezzo ai miei studenti sono colto da una certa ansia: mi sono preparato una relazione con tanto di diapositive ricche di fumetti e immagini, ma i dubbi mi assalgono: sarà la formula di comunicazione giusta?
NO.
La risposta mi giunge, e non poteva essere diversamente, dagli stessi bambini che cominciano a tempestarmi di domande, tutte acutissime, sul mestiere di scrivere. Le mie risposte, all’inizio un po’ impacciate, cominciano poi a fluire con la consueta prontezza e con esse la consapevolezza: è chiaro che quella relazione non è adatta a loro, troppo distaccata, per loro c’è bisogno di praticità. Così, l’idea mi si materializza nella mente insieme alle risposte alle loro domande, man mano che cesso di sentirmi un corpo estraneo in mezzo a loro.
“Facciamo un gioco! Scriviamo una storia su Modena Romana!”. Questa la proposta accolta con grande entusiasmo da tutti. E’ così che cominciamo a schierare sul campo Bruto, Antonio, Ottaviano e una serie di personaggi inventati. “Ci vuole una femmina”, afferma qualcuno, ecco la nostra protagonista che dovrà compiere una missione importantissima.
Quale? Non ve lo posso dire. Lo scoprirete solo quando il nostro gruppo di scrittori sassolesi avrà terminato il racconto che hanno promesso di scrivere come classe e che io correggerò.
Tornerò, quindi, a Sassuolo per un progetto di scrittura collettiva nato con una spontaneità che, a pensarci bene, si riesce a trovare solo in una scuola primaria!
Ci risentiremo, insomma, state connessi!
Per il momento desidero solo ringraziare tutti i ragazzi della 5 A, grazie ad Anna Maria per l’invito e a tutte le maestre della scuola per il supporto.
E’ stata un’esperienza meravigliosa, chissà che non si possa ripetere anche in seguito, con più tempo, con il supporto dell’Associazione I Semi Neri e di Terra e Identità.

Incontrando Matilde: il nuovo numero del Ducato

Presentazione standard1Ecco, la rocca si erge davanti a noi, dopo una ripida salita. Le sue mura sembrano tutt’uno con la roccia alla quale è appollaiata. I vessilli rossi col cane d’argento ondeggiano stanchi nel tramonto come macchie di sangue sulle merlature. Il barbacane si avvicina, presto saremo introdotti al cospetto della Gran Contessa…

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Matilde (o, come amava firmarsi lei, Matilda) di Canossa (1046-1115) è uno dei personaggi più affascinanti del Medioevo europeo. Signora di un vasto territorio cuscinetto tra Lazio e Garda fu l’ago della bilancia tra Papato e Impero ed ebbe un ruolo da protagonista nella famosa lotta per le investitura, finendo per schierarsi apertamente con la riforma ecclesiastica voluta da Gregorio VII, dovendo subire rivolte e tradimenti che la portarono ad essere addirittura vittima di feroci gossip, come li chiameremmo oggi, da parte dei propri avversari politici che non esitarono ad accusarla di essere la meretrice del Papa. Un personaggio il cui nome è noto a tutti ma la cui storia è in verità poco conosciuta, liquidata spesso con poche righe sui libri di testo, quasi sminuita dagli stereotipi che accompagnano la sua figura.

Con grande orgoglio, quindi, ho accettato la proposta di Terra e Identità di curare questo numero monografico del Ducato dedicato alla Gran Contessa, come era chiamata dai suoi contemporanei perché sono convinto che dell’importanza di una pubblicazione che racconti tutte le sfaccettature di un personaggio meraviglioso, uno dei veri monumenti del Medioevo.

In questo volume affronteremo la Lotta per le investiture, snodo decisivo nell’evoluzione del Papato e dell’Impero medievali, il contributo di Matilde non solo all’architettura ma soprattutto alla forma attuale del nostro territorio che si è sviluppato, in gran parte, intorno alle profonde radici di pietra delle sue torri, rocche e fondazioni monastiche. Una parte importante verrà dedicata al rapporto tra Matilde e gli uomini che hanno attraversato la sua esistenza a cominciare dal padre Bonifacio, passando per l’Imperatore Enrico IV, il Papa Gregorio VII e i due sfortunati matrimoni con Goffredo il Gobbo e Guelfo il Pingue. Uno spazio importante verrà riservato al rapporto tra Matilde e Modena, una relazione complessa che vide addirittura la compresenza di un vescovo legittimo, Benedetto, e uno scomunicato, Eriberto. Una città, Modena che ancora oggi sembra guardare con sospetto la Gran Contessa, tanto da aver quasi dimenticato il novecentenario della sua morte, nel 2015. I Duchi d’Este, al contrario, costruirono un’articolata narrazione sulle proprie origini che tentarono di far risalire proprio a Matilde. Di grande interesse, infine, è il saggio relativo al rapporto tra Matilde e il popolo ebraico, una vera novità nel panorama degli studi matildici.

La Gran Contessa fu una donna di potere in un mondo di uomini; seppe essere una politica accorta e spietata subì il dramma di una tragica gravidanza. Questa caratteristica mi permette una breve digressione sul ruolo della donna nel Medioevo spesso sconosciuto o travisato. Già Reginé Pernoud notava come, nella Francia feudale “La regina fosse incoronata come il re, a Reims generalmente […] sempre dalle mani dell’arcivescovo di Reims” e che solo la Guerra dei Cent’Anni portò a un decisivo rafforzamento della componente militare e quindi maschile del potere. Ancora nel XII secolo, “Eleonora d’Aquitania, e Bianca di Castiglia dominano realmente il loro secolo, esercitano un potere incontestato nel caso in cui il re sia assente, malato, o morto” . Nel XII secolo, quando Roberto di Arbrissel decise di fondare due monasteri, uno maschile e l’altro femminile, mise entrambi sotto la direzione di una badessa che, per espressa volontà del fondatore “doveva essere una vedova, cioè una donna che avesse fatto un’esperienza matrimoniale” (Reginé Pernoud, Medioevo un secolare pregiudizio Milano 2001, pp. 102-110). Matilde di Canossa si inserisce in questo Medioevo dove le donne, pur in una società guerriera, erano in grado di giocare un ruolo politico di grande importanza che comincerà a scolorire solo alla fine del Medioevo, nel XIV-XV secolo. Un ruolo che le donne dovevano conquistare e mantenere con una maggiore difficoltà degli uomini in una condizione che, però, non è dissimile dal nostro evoluto XX secolo.

Matilde non esitava ad andare in battaglia e riuscì a conservare la fedeltà dei suoi alfieri, fatto non scontato in quei tempi, che da solo basta a dimostrarne la grandezza. Fu costretta dalle circostanze a unirsi in matrimonio due volte, nel vano tentativo di garantire la solidità dinastica del suo dominio. Due sposalizi destinati al fallimento, il primo con un uomo repellente, il secondo con un impotente ragazzino di cui avrebbe potuto essere la madre. Da ciò, infine, la resa al nuovo imperatore Enrico V, disposto a riconcederle il dominio canossiano soltanto in cambio della nomina a suo erede. Solo alla fine della sua esistenza terrena Matilde potrà, così, dedicarsi anima e corpo alla preghiera e alla meditazione lei che nel suo monogramma recitava “Matilda, Dei gratia si quid est” cioè “Matilde per grazia di Dio se è qualunque cosa”.

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La grande sala è colma di tavoli dove siedono decine di dame e cavalieri. Gli abiti e le livree sono un tripudio di colori, mentre il grande camino lancia ombre fiammeggianti sui presenti. In mezzo alla sala siede maestosa la Gran Contessa, avvolta in un abito ceruleo e in mantello dorato come i suoi capelli di sole.

Fa segno di avvicinarci e non è il prudente farla attendere. E’ il momento di incontrarla.

Speriamo sia benevola.

Vuoi incontrare Matilde? Cerca nelle librerie e nelle edicole il nuovo numero del Ducato dedicato alla Grancontessa, edito da Terra e Identità (info@terraeidentita.it

Indice del volume.